Vito Fumogeno Fosco è un Ibrido pronto da giocare per NOI / LORO GDR. I suoi capelli sono fumo nero e, all’occorrenza, può trasformare parte del proprio corpo in vapore e nebbia per schivare gli attacchi del nemico o confonderlo e attaccarlo a sorpresa.
Ecco la sua storia
Dopo un’adolescenza di furti e scontri al soldo del crimine organizzato, Vito Fosco detto “Fumogeno” si diede alla macchia esplorando il mondo per sfuggire alla legge e spendere il suo sudato bottino.
Giunto in Giappone, fu assoldato dalla Yakuza per svolgere missioni ad alto rischio e ad altissimo guadagno. Iniziarono a chiamarlo Enenra: come la creatura mitologica di cui portava il soprannome, invisibile a chi non fosse puro di cuore, anche Fumogeno era impossibile da vedere per i criminali e gli affaristi a cui sottraeva ricchezze e informazioni.
Vito decise di fare il colpo grosso e sottrasse un software d’avanguardia sviluppato dall’azienda del suo capo.
Ma durante la sua fuga venne sorpreso da Kasumi, una bambina che sostenne di essere sua figlia, avuta da un’amante di una notte. Fumogeno cercò di mandarla via prima che gli uomini della Yakuza lo raggiungessero, ma la piccola rimase vittima del fuoco incrociato e cadde riversa sull’asfalto.
Confuso e atterrito, Vito si scagliò contro gli assassini con la rapidità che l’aveva reso una leggenda tra i malfattori da un capo all’altro del globo e li massacrò. Fuggì lasciando dietro di sé la valigetta con la sua copia del software, gli assassini della Yakuza e il cadavere di sua figlia.
Mentre scappava una delle prime ondate delle Loro spore discese dal cielo e lui riuscì a salvare la pelle per miracolo.
Presto scoprì che lo stesso contagio che trasformava tanta gente in mostri non aveva avuto lo stesso effetto su di lui: i suoi lunghi capelli corvini si erano trasformati in fumo scuro, e quando lottava per la vita contro i mostri che avevano popolato il pianeta, talvolta riusciva persino a dissolvere in fumo e riformare a comando altre parti del suo corpo.
Forse, riflette spesso, è perché era già abbastanza mostruoso prima.
Fumogeno viaggia per il nuovo mondo come un fantasma, in lotta costante tra un cinismo menefreghista che lo difende da errori e sofferenze e la possibilità di aiutare qualcuno a sopravvivere, per poter fare pace con il suo passato e con la morte di quella figlia che non ha potuto conoscere.
Morte… A volte non gli sembra la parola giusta.
A volte passa davanti a un vecchio schermo crepato e gli sembra d’intravedere scariche elettriche e pixel impazziti che formano l’immagine del volto di una bambina. A volte, i resti di una radio sembrano bisbigliare: “Papà Enenra… Papà Enenra..